I restauri della torre Ghirlandina
Restauri alla Ghirlandina XIX-XX secolo
Numerosi sono i documenti che attestano lavori di manutenzione e restauro alla torre Ghirlandina nel corso della sua storia. Fin dalle prime fasi, l’edificio inizia a mostrare segni di sprofondamento e di inclinazione, accentuati con le sopraelevazioni duecentesche. Il progressivo interramento, oggi misurabile in circa due metri, grazie anche al concomitante innalzamento del terreno circostante, provoca nel corso del tempo problemi di infiltrazione del vano di accesso ormai seminterrato, nel XVII secolo l’architetto comunale Raffele Rinaldi, detto il Menia, realizza un parziale riempimento della sala, che si stima tra 1,2 e 1,5 m.
Nel corso del ‘500, anche a seguito dei terremoti, vennero eseguiti notevoli lavori di rinnovamento, e vennero posizionate all’interno della parte più alta della torre numerose catene in ferro per contrastare le spinte dei muri.
Anche alla Ghirlandina, come alla cattedrale, erano stati addossati nel tempo diversi edifici, perlopiù botteghe di piccole dimensioni e di qualità modesta. Un primo diradamento di questi corpi addossati avviene nel Settecento, ma è soltanto alla fine del secolo successivo che la torre è fatta oggetto di un ampio intervento su tutte le problematiche mostrate dalla struttura, infiltrazioni, lesioni strutturali e degrado delle pietre. Fra 1890 e 1897 vengono sostituite parte delle lastre di rivestimento, in particolare della guglia e viene eliminata la vegetazione infestante cresciuta nel corso del tempo fra le pietre. A cavallo dei due secoli poi, in connessione con la demolizione dei corpi di fabbrica che collegavano la Ghirlandina alla cattedrale, vengono compiuti i primi rilievi sulla pendenza della torre, mediante il posizionamento di un sistema permanente di misurazione con filo a piombo. Nel 1925 vengono infine eliminati i tramezzi nella sala dei Torresani, un tempo abitata dai custodi della Ghirlandina. Un nuovo intervento sul rivestimento interno ed esterno si rende necessario a partire dal 1972, contemporaneamente ai primi studi sul degrado della facciata del duomo. Si procede così a una nuova eliminazione di piante infestanti, seguita dalle fasi di pulitura e riparazione del paramento esterno, con sostituzione delle lastre e delle parti più degradate dell’apparato decorativo, e a un parziale rifacimento di intonaci all’interno nei locali d’ingresso e nella guglia.
I restauri recenti della Ghirlandina
Il restauro della Ghirlandina si è reso necessario per far fronte al degrado delle superfici in pietra, che si è evidenziato nel 2006 con la caduta di un grosso frammento dalla balconata posta a 60 metri altezza ed è stato una straordinaria occasione di conoscenza del monumento simbolo della città.
L’intervento è stato preceduto da una complessa serie di osservazioni che si è potuta articolare compiutamente solo dopo l’installazione del ponteggio, che ha permesso di raggiungere tutta la superficie esterna della torre, che ha una altezza di oltre 89 metri. E’ stato sviluppato un vero e proprio progetto diagnostico, con la sperimentazione di diverse tecniche e prodotti, con lo scopo di individuare le soluzioni più appropriate per eseguire un restauro finalizzato alla conservazione, senza cancellare le stratificazioni dei precedenti interventi ove questi non si fossero rivelati dannosi.
L’intervento è stato possibile grazie al finanziamento di quasi 3 milioni di euro della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, al quale si sono aggiunti altri contributi pubblici e privati.
I lavori veri e propri sono iniziati nel novembre 2008 e si sono conclusi a settembre 2011.
L’intervento è stato progettato e diretto dai tecnici del Settore Lavori Pubblici del Comune di Modena, con il contributo di un comitato scientifico appositamente istituito nel 2007 formato, oltre che dai rappresentanti delle istituzioni competenti, da un gruppo di esperti che hanno lavorato in stretta collaborazione e proprio grazie al contributo di professionalità diverse è stata possibile una lettura più completa ed integrata dei risultati.
In generale il restauro si è basato sulla filosofia del minimo intervento e massima reversibilità, tenendo conto anche degli aspetti ambientali e privilegiando quindi tecniche senza l’impiego di solventi o a basso contenuto di essi.
La pulitura, attività principale per la conservazione delle superfici in pietra che rivestono il monumento, è stata effettuata in modo selettivo e progressivo, utilizzando in primo luogo il vapore a bassa pressione e bassa temperatura e solo dove questa tecnica, seppure ripetuta e implementata con tensiotattivi, non ha dato risultati apprezzabili, sono state utilizzate altre tecniche, ad esempio impacchi localizzati di carbonato d’ammonio, nebulizzazione con acqua deionizzata e, sulle sculture e sulle mensole decorate di maggiore importanza, è stato utilizzata la tecnica laser.
Il lavoro di stuccatura e consolidamento delle superfici è stato molto complesso per la grande quantità di materiale distaccato e per la varietà di pietre da restaurare.
Durante i lavori sono state rimosse le stuccature in resina che non avevano dato risultati stabili ma provocato distacchi di materiale dalle pietre, mentre tutte quelle bene aderenti sono state lasciate in sito.
Al termine delle operazioni su tutte le superfici, comprese quelle decorate, è stato steso un protettivo di sacrificio, un prodotto a base di nano particelle di silani-silossani, in soluzione acquosa, con la funzione di conservare più a lungo l’esito del restauro.
Sono stati eseguiti anche interventi di consolidamento della struttura portante della torre, con la messa in opera di 2 cerchiature metalliche esterne e cuciture delle lesioni verticali con fibre di carbonio.
Grazie alla numerosa serie di prove e test iniziali, è stato possibile ripetere periodicamente sulle stesse zone campione i controlli e confrontarli con i dati di partenza, verificando così lo stato del restauro eseguito. Tale attività è stata pianificata all’interno del Piano di manutenzione appositamente redatto.
Il monumento è inoltre tenuto sotto controllo da un sistema di monitoraggio strumentale, attivo dal 2003, che è stato implementato nel corso del restauro. A seguito del sisma 2012 è stato integrato da un sistema di controllo dinamico con l’installazione a diversi piani di diversi accelerometri.
Gli studi e gli interventi eseguiti sono stati descritti puntualmente nei volumi editi dall’editore Sossella, ai quali si rimanda per gli approfondimenti e che sono consultabili nella sezione “pubblicazioni”.