I restauri del Duomo
I restauri della cattedrale nei secoli XIX e XX
Il dibattito sullo stato di conservazione della cattedrale modenese inizia intorno alla metà del XIX secolo quando la cultura romantica porta a una generale rivalutazione dell’architettura medioevale. E’ all’interno di questo dibattito che si manifesta il desiderio di liberare l’edificio religioso dalle strutture via via accumulatesi intorno a esso, avvertite come mortificanti il progetto originario impostato da Lanfranco. Una vasta campagna di manutenzioni e restauri prende avvio soltanto negli anni Ottanta per concludersi, fra polemiche e resistenze, nel primo dopoguerra con la pressoché completa rimozione di ogni elemento ritenuto non consono con lo spirito medioevale dell’edificio. Seguendo l’idea guida di un’architettura nuda, adatta a un’epoca di fervente ascesi, nel 1887 vengono rimosse le consistenti tracce di decorazione antica dell’interno, mentre nelle absidi trovano posto pitture di chiaro stampo neo-medioevale. Negli anni Novanta vengono tamponate le aperture moderne di facciata e delle absidi, che vengono anche ripristinate nei volumi originari, ma l’opera maggiormente avvertita, quella del completo isolamento della struttura, inizia alla fine del secolo per concludersi nel 1905. Nel 1912 il rifacimento del pavimento, abbassato di quasi mezzo metro, comporta la successiva distruzione delle cappelle laterali con i loro altari barocchi, mentre fra 1919 e ’20 viene ripristinato il pontile medioevale, con l’abbattimento dell’ampliamento cinquecentesco e la sostituzione della ringhiera metallica con le originarie lastre della Passione di Cristo. Ulteriori importanti restauri si rendono necessari all’indomani della Liberazione per porre rimedio ai danni del bombardamento che nel 1944 aveva colpito soprattutto il protiro della Porta dei Principi, in parte ricostruito. Nella seconda metà del secolo sono soprattutto le condizioni di rapido degrado della superficie lapidea esterna a determinare gli interventi di restauro: nel 1948 vengono realizzate copie delle Metope, ricoverate nel Museo Lapidario, mentre nel 1973 si avvia una complessa indagine, dapprima sulle lastre wiligelmiche poi sull’intera facciata, conclusasi soltanto nel 1984 con la completa pulitura del fronte della cattedrale.
I recenti restauri del Duomo di Modena
Nel 2005 porzioni di materiale lapideo si distaccano dalle cornici del Duomo di Modena, destando l'allarme pubblico. Seguono immediati sopralluoghi da parte della Soprintendenza e dei tecnici incaricati. All'esame ravvicinato il monumento appare seriamente compromesso da diverse patologie di degrado. Il paramento lapideo presenta fenomeni di decoesione, erosione, esfoliazione e depositi carboniosi che reclamano immediati interventi di consolidamento, nonostante la precedente campagna di restauro sia conclusa da meno di un ventennio. Tale campagna, tuttavia, non aveva interessato il cleristorio, ora danneggiato da spesse croste nere, ed è noto come le circostanze climatiche di elevata umidità, unite a quelle atmosferiche di alto tasso di inquinamento, obblighino a tempi di manutenzione estremamente ravvicinati.
Tempestivamente la Soprintendenza dà avvio al restauro del Rosone in pietra arenaria, gravemente decoesa dal dilavamento. Grazie ai finanziamenti della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e a quelli del Ministero, si estende l'oggetto d’intervento all'intera facciata su Corso Duomo, alle coperture e al lato settentrionale, e, negli anni successivi, ai fronti meridionale e orientale. I restauri procedono per stralci, sulla base dei finanziamenti stanziati di anno in anno e solo dopo accurate indagini diagnostiche effettuate sulle facciate di volta in volta accessibili dai ponteggi. I lavori, coordinati sinergicamente dalla Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna (Carla Di Francesco) e dal Capitolo Metropolitano (Mons. Giacomo Morandi), sono progettati e diretti dai tecnici della Soprintendenza (Graziella Polidori e Vincenzo Vutera) in collaborazione con quelli del Capitolo (Mario Silvestri ed Elena Silvestri), sotto la supervisione dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma (Giuseppina Fazio).
Parallelamente ai restauri sul paramento lapideo esterno, si avviano studi e indagini interdisciplinari per una conoscenza più approfondita del monumento e, in particolare, del suo comportamento strutturale. A tal fine, il Capitolo Metropolitano nell’ottobre 2008 istituisce un Comitato Scientifico, di cui fanno parte:
Carlo Blasi (restauro, Università di Parma), Alessandro Capra (topografia, Università di Modena e Reggio Emilia), Giovanni Carbonara (restauro, Università La Sapienza di Roma), Stefano Casciu (Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici e Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia), Carla Di Francesco (Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna), Paola Grifoni (Soprintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia), Donato Labate (Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna), Renato Lancellotta (geotecnica, Politecnico di Torino), Stefano Lugli (geologia, Università di Modena e Reggio Emilia), Graziella Polidori (Soprintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia), Tomaso Trombetti (strutture, Università di Bologna).
I sismi del maggio 2012 mettono in luce vulnerabilità, per cui si rendono prioritari gli studi e le indagini strutturali già avviati.
I restauri sull’esterno si concludono nel 2014, ma è attualmente in corso di redazione un progetto di Riparazione e rafforzamento locale per i danni causati dai sismi, per cui prossimamente si avvieranno nuovi lavori all’interno del monumento.