Skip to content Skip to navigation

Cattedrale di Modena, Torre della Ghirlandina e Piazza Grande Patrimonio dell'Umanità dal 1997

Sezioni

Piazza Grande

Il cuore pulsante della città

La Piazza del Duomo, nata nel XII secolo, ha assunto l’appellativo di Grande dalla seconda metà del XVII secolo. È da sempre il luogo da cui si gestisce il potere politico dei rappresentanti dei cittadini, ma anche quello religioso. Dalla Porta Regia del Duomo e dal pulpito del 1500, dalla ringhiera del Palazzo Comunale, o prima ancora dalla Pietra Ringadora, si formulano le regole di vita religiosa e civica.
Splendidamente incorniciata dalla torre Ghirlandina, dall’arioso porticato del Palazzo Comunale, sede amministrativa, ma in passato anche giudiziaria e criminale, e dal Duomo, uno spazio che un tempo i cittadini sentivano proprio, tanto che negli statuti spesso si vietava di andarvi a mangiare o a ballare.
La Piazza era principalmente il luogo esclusivo del mercato. Era la Comunità che stabiliva tempo e luoghi dello scambio e la disposizione dei banchi sulla Piazza, strutture mobili e provvisorie che il sabato e negli altri giorni dovevano essere allineate in lunghe file parallele. A questa connotazione economica potrebbe essere collegata la Bonissima, oggi collocata all'angolo del Palazzo Comunale.
La Piazza, il mercato, le botteghe sotto al portico di Palazzo Comunale erano molto più di un semplice luogo di scambi commerciali. Erano luogo d’incontro, di chiacchiere sugli avvenimenti cittadini, di scambio di opinioni fu fatti politici, religiosi e di costume.
In Piazza si amministrava anche la giustizia, per lo più nel giorno del mercato di sabato. Lo spettacolo terribile della giustizia si mostrava in Piazza attraverso l’uso della forca, del ceppo, degli strumenti di tortura, della Pietra Ringadora, sulla quale si depositavano per l’identificazione i cadaveri degli sconosciuti, raccolti sotto i portici, o ripescati nei canali, o calati dal cappio che pendeva dal Palazzo. La Piazza era dunque il luogo in cui il potere comunicava, si celebrava, e si rappresentava mostrando anche il volto terribile della tetra spettacolarità dei rituali di giustizia.
Questo spazio era anche teatro delle solenni processioni religiose, che poi si dipanavano per le principali vie cittadine. Lo stesso Consiglio Comunale organizzava, con la grande partecipazione del popolo, processioni penitenziali, rappresentazioni sacre e le numerose feste in onore del patrono san Geminiano. Spesso in queste occasioni il sacro e il profano si alternavano, talvolta si sovrapponevano.
Feste in maschera e giostre di cavalli animavano la Piazza nel carnevale o in altre liete occasioni e si intrecciavano alle fiere. L’apertura del tempo lecito all’allegria era segnalata al popolo da una colossale maschera (il mascherone) che veniva calato dall’alto del Palazzo Comunale. In questi periodi si organizzavano tornei, sfilavano le carrozze di dame e gentiluomini e i carri allegorici; accanto ai banchi che vendevano merci di ogni genere si montavano i palchi dei saltimbanchi e dei ciarlatani che proponevano rimedi miracolosi.
La Piazza, infine, si infiammava dei grandi fuochi gioiosi per festeggiare eventi gioiosi che coinvolgevano la città, come la nascita di principi o l’elezione al cardinalato di un illustre cittadino.
Sul possesso e sull’utilizzo della Piazza il potere religioso e il potere politico si scontrarono spesso come dimostrano le vicende legate alle spese per i restauri della torre Ghirlandina nel Cinquecento e Seicento o i numerosi scontri fra sacralità dei luoghi di culto e materialità dell’economia cittadina, che con i suoi banchetti e le botteghe quasi invadeva la Cattedrale.
Con la costruzione del Palazzo Ducale, Piazza grande perde in parte la propria connotazione di palcoscenico privilegiato per le feste e gli spettacoli celebrativi del potere ducale, mentre il popolo continua a ritrovarsi qui ad esempio per giocare al “biribisso”, ai cavalli o al lotto.  In Piazza continuano ancora per tutto il Settecento le feroci ritualità delle esecuzioni capitali.
Il passaggio all’era napoleonica, con l’abbandono della città da parte di Ercole III,la Piazza torna ad essere un punto di riferimento per i cittadini.
Per la città il Novecento si apre all’insegna del restauro del Duomo che viene isolato sia dal Palazzo Arcivescovile che dalle canoniche: sono quelli i primi segni del nuovo nella Piazza antica. Successivamente, anno dopo anno i fatti che coinvolgono la Piazza hanno gli stessi colori del regime della Seconda Guerra Mondiale.
Il graduale benessere economico iniziato negli Anni Cinquanta ha tra i suoi segni più evidenti la nuova destinazione d’uso della Piazza, quella di parcheggio automobilistico. Più tardi il protagonista delle cronache, anche nazionali, diventa il Palazzo di Giustizia che nel 1963 viene abbattuto per far posto alla nuova sede della Cassa di Risparmio realizzata su progetto di Giò Ponti.
Nella seconda metà del Novecento è la cultura ad essere messa in primo piano in Piazza Grande. Dalle installazioni di arte contemporanea degli Anni ’70 e le mostre al piano terra di Palazzo Comunale, alle prime edizioni di “Teatro in Piazza” e alle proiezioni fotografiche di Giuseppe Panini e Beppe Zagaglia; dagli appuntamenti interculturali degli Anni ’90 alle prime edizioni del Festival internazionale delle Bande Militari e delle Serate Estensi; dalle esibizioni della Corale Rossini negli Anni ’50 ai concerti iniziati negli Anni ’70. Infine, dal 2001 l’immagine prettamente culturale di Piazza Grande va principalmente ricondotta al Festivalfilosofia: annualmente in Piazza si tengono lezioni magistrali condotte dai maggiori filosofi, con dibattiti, letture e sguardi sull’uomo contemporaneo e il suo mondo declinati nelle tematiche delle varie edizioni.