Coro ligneo intarsiato
Cristoforo e Lorenzo Canozi, detti da Lendinara, 1461 - 1465
Il coro ligneo occupa attualmente la parte terminale dell’abside principale del Duomo, della quale segue l’andamento curvilineo, dividendosi in due parti simmetriche ai lati di uno spazio vuoto corrispondente alla finestra centrale. È composto da trentaquattro stalli, venti nell’ordine superiore (destinato ai canonici) e quattordici più piccoli in quello inferiore (destinato ai mansionari).
La posizione e l’aspetto attuali del coro non corrispondono a quanto realizzato in origine: molteplici e non del tutto chiarite vicende hanno determinato uno sconvolgimento generale del suo assetto originario, penalizzandone la comprensione strutturale ed estetica.
Il coro maggiore del Duomo venne realizzato dai fratelli Cristoforo e Lorenzo Canozi da Lendinara, appartenenti ad un'abile famiglia di intarsiatori lignei, in sostituzione di un precedente coro di cui non si hanno notizie precise.
Pregievoli e caratteristici dell'arte dei Lendinara sono soprattutto i pannelli con nature morte e vedute rappresentate secondo i canoni della prospettiva geometrica di Piero della Francesca.
Gli stalli capifila verso il centro dell’abside sono più elevati del resto del coro e presentano un coronamento composto da una cupoletta ornata da intagli e modellata internamente con scanalature. Nel campo interno dell’ordine superiore dello stallo è collocata una tarsia raffigurante un Dottore della Chiesa.
Nello stallo capofila dell’attuale parte sinistra del coro troviamo la figura di Sant’Agostino, presentato in abito vescovile, con la mano destra appoggiata a un libro in prospettiva. Nonostante lo stato di conservazione mediocre del pannello, esso è importantissimo per la possibilità che offre di indiscutibili confronti sia con la Madonna col Bambino, firmata da Cristoforo e datata 1482 (Modena, Galleria Estense), sia con gli affreschi della Cappella Bellincini.
A destra, San Girolamo è rappresentato nella consueta veste cardinalizia, intento alla lettura di un libro poggiato sul davanzale della finta finestra attraverso la quale la figura si presenta. Il laccio del fermaglio del libro che ricade al di qua del davanzale contribuisce ad aumentare il senso di profondità illusoria creato dall’intarsiatore, sottolineato anche dall’aureola.
Gran parte delle caratteristiche salienti dell’immagine è ottenuta attraverso una scelta sapiente delle essenze lignee e soprattutto del loro taglio, capaci di conferire volume e “colore” alla figura.