Portale maggiore
La struttura del Portale maggiore del duomo è assai sobria, ma allo stesso tempo caratterizzata da una straordinaria vitalità plastica. Qui sono infatti messi in atto molti degli elementi del repertorio decorativo riconosciuto come tipicamente wiligelmico, dal lussureggiante dispiegarsi della vita fitomorfa del tralcio abitato, alla tensione plastica dei corpi umani e animali, piegati a far da telamoni, o avviluppati fra i girali. La freschezza con cui questi elementi emergono e sono organicamente riuniti ha suggerito che questo sia stato il primo portale della chiesa a venir realizzato e che da qui possa essere partito il lavoro di Wiligelmo per la facciata del Duomo.
Il Portale poggia su due piedritti lisci su cui si innestano gli stipiti ricavati a filo della parete di facciata; essi reggono l’architrave che a sua volta è sormontato da un archivolto; a fianco dei due stipiti s’innalzano colonnine tortili coronate da semicapitelli figurati all’altezza dell’architrave. L’effetto di strombo procurato dalle colonnine è continuato lungo tutta la curva dell’archivolto da un toro lavorato con il motivo della doppia pelta; aderente ad esso e alle colonnine tortili corre un fregio di fitte palmette.
I temi decorativi del Portale sono tre: il tralcio abitato che corre senza soluzione di continuità sul fronte degli stipiti, dell’architrave e dell’archivolto; la successione, entro edicole sovrapposte, dei dodici Profeti ognuno col suo nome, nell’intradosso degli stipiti; un motivo a cassettoni che racchiudono rosette nella faccia inferiore dell’architrave, motivo che è uno dei più begli esempi di conoscenza e di “emulazione” dell’arte antica da parte di Wiligelmo.
La lettura complessiva del Portale, individua nei diversi motivi un contenuto unitario: attraverso la lotta con il male e le tentazioni, raffigurate nei molteplici mostri del tralcio e dalle spire stesse di questo, la salvezza, annunciata dalla teoria dei Profeti, e costituita dalla vigna-sangue di Cristo Redentore, è offerta a tutti. Un accenno alle diverse classi sociali è dato dalla raffigurazione del contadino e del ricco ai lati estremi dell’architrave, mentre le svariate creature che popolano il tralcio rappresentano la straordinaria varietà del creato, sul quale l’occhio medievale si posa stupito e immaginifico.