Porta Regia
La Regia di Piazza, impropriamente detta “Porta Regia” (regia è un termine derivato dal latino medievale che nella sua trasposizione volgare mantenne il significato di “porta principale della chiesa”) fu aperta agli inizi del Duecento nella parete meridionale, sulla sesta arcata da est, che fu così cancellata dall’addossamento del grande protiro, insieme a porzioni delle arcate adiacenti. Queste non furono comunque distrutte, ma ricollocate con i relativi capitelli al fianco della Porta.
L’apertura di questo portale dovrebbe appartenere alla stessa campagna di lavori che condusse alla sopraelevazione del presbiterio (1209 - 1231). L’introduzione di questo nuovo accesso al Duomo è giustificato dallo spostamento del ruolo di attrazione prospettica dalla facciata (soffocata dagli edifici costruiti quasi a ridosso) al lato meridionale, intorno al quale si andava strutturando un ampio spazio aperto, a partire dall’inizio del secolo XIII, in seguito alle demolizioni di edifici posti nelle vicinanze della cattedrale e del Palazzo Comunale. L’importanza crescente della piazza a sud del Duomo per le funzioni laiche e municipali, oltre che commerciali, determinò quindi il bisogno di costruire un ingresso monumentale, che manteneva una relazione assai diversa con il tessuto urbanistico rispetto alla Porta dei Principi collocata sullo stesso lato dell’edificio, ma verso la facciata.
La porta si distacca profondamente da tutti gli altri ingressi dell’edificio: la Regia, in marmo e pietra di Verona, abbandona la tradizione lanfranchiana dell’austero portale con semplici stipiti scolpiti, architrave e archivolto collocati in superficie con la parete conformandosi invece, alla tradizione lombarda, secondo il modello del portale strombato con cordonature multiple a sezione alterna cilindrica e quadrata, preceduto da protiro. Pur essendo la porta più riccamente decorata del Duomo, è quella che contiene meno sculture. Negli strombi si trovano moduli ornamentali già applicati nell’edificio di Lanfranco, come le fasce a pelte, che si alternano a colonne tortili, scanalate o decorate a rombi, entro cui sono inseriti elementi zoomorfi. Il fregio, un rigoglioso tralcio di vite, carico di grappoli, che scorre sopra il liscio architrave, è simile alle cornici del pontile e del rosone. Al centro di questa cornice fogliata che si prolunga sopra i capitelli all’imposta dell’archivolto strombato, è scolpita la testa di un vitello dal pelo ricciuto.
I capitelli degli stipiti presentano figure di animali reali e fantastici.
I due leoni che sostengono le colonne del protiro sono raffigurati nell’atto di divorare la preda. A differenza della funzione statica esercitata dei leoni stilofori del Portale maggiore e della Porta dei Principi, di questi leoni campionesi, risulta valorizzata, nella grandiosità dei loro volumi, la funzione architettonica.
Considerando i due piani del protiro si riscontra uno spiccato gusto per la variatio: colonne cilindriche si alternano a colonne poligonali e a fasci di quattro colonnette annodate, senza nessun rispetto per la più semplice regola di simmetria. Il piano superiore del protiro, abbandonata la forma a edicola del modello lanfranchiano, si presenta come una vera e propria loggia monumentale, scandita da tre archeggiature sorrette da colonnine con capitelli di derivazione corinzia e, in due casi, con aquile araldicamente stilizzate. L’affinità di questi capitelli con quelli della torre Ghirlandina e con l’assetto duecentesco del pontile è stata più volte evidenziata.
La scultura antica di un leone montata al colmo degli spioventi completa l’arredo del portale.