L'Altare delle Statuine
Michele da Firenze, 1440 – 41
l grandioso polittico a cinque scomparti in terracotta un tempo policroma collocato nella navata laterale sinistra presenta due registri principali con figure entro nicchie inquadrate da colonnine tortili, una predella con scene narrative, una zona figurata intermedia che funge da elemento di scansione orizzontale e un coronamento a frontoni triangolari, con figurette a tutto tondo alla sommità, alternate a pinnacoli.
La Madonna, titolare della cattedrale, è raffigurata al centro del registro principale nell’atto di sorreggere il Bambino, che si rivolge fiducioso verso i fedeli tenendo tra le mani un uccellino. La affiancano il patrono modenese San Geminiano, alla sua destra, e il tutore della Chiesa San Pietro, a sinistra; all’esterno sono collocati San Giovanni Battista e San Nicola di Bari.
Nella predella si susseguono, da sinistra a destra: il Battesimo nel Giordano, Gesù tra i Dottori, la Natività, l’Adorazione dei Magi e la Fuga in Egitto. In particolare, la Natività costituisce il punto di innesto di un ideale asse verticale che riassume visivamente le tappe fondamentali della parabola terrena del Figlio di Dio: alzando lo sguardo il fedele scorge infatti la Madonna con il Bambino, la Crocifissione, la Resurrezione e il Padre con il libro del Vecchio Testamento.
Ricordano invece i fondamenti sui quali si basa la Chiesa latina, i quattro Dottori raffigurati a mezzo busto sullo sfondo degli scanni di un coro ligneo e i quattro evangelisti seduti al loro scrittoio. Infine, pilastri della cristianità, gli Apostoli e alcuni Santi emergono dalle nicchie dei contrafforti, alla cui sommità sono collocati l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunziata.
Il programma iconografico dell’opera, complesso e articolato, appare decisamente troppo ambizioso per una cappella privata come quella in cui oggi è collocato. Il polittico in effetti fu realizzato per l’altare maggiore della Cattedrale dal plasticatore fiorentino Michele da Firenze, formatosi nei primi anni del Quattrocento all'interno della bottega di Lorenzo Ghiberti a fianco di Donatello, ma dopo pochi decenni fu rimosso a causa dell’affermarsi di un gusto pienamente rinascimentale.